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...Sono una bambina capricciosa e sognatrice,
una ragazza complicata e lunatica,
una donna che sta' nascendo e si fa forza per affrontare il peso della vita.


venerdì 27 febbraio 2015

L'invisibilità.

Auto, cammino, treno, cammino.
Riflessioni a gogo, occhiate verso il mondo, verso le persone, gli animali attorno.
Inizia così, solitamente, la mia giornata.
Persa tra la folla che scorre veloce, immersa nei pensieri gia' alle prime luci del mattino.
Subito dispersa tra quelle insicurezze, quei punti interrogativi che viaggiano inserabilmente nella testa.
Guardo la mia immagine riflessa nelle vetrine dei negozi, molti dei quali ancora chiusi, vuoti.

Mi specchio nella speranza di trovare un'altra immagine di me stessa, col desiderio di sentirmi adeguata, ordinata, adatta.

E invece... solita faccia,stesso corpo, identiche espressioni. Una completa visione di me stessa sempre difettosa.

C'è continuamente qualcosa che non va. Dentro e fuori.

...Mi osservo...

I miei capelli sono arruffati, il ciuffo è girato dalla parte opposta a causa del vento, la piega non è venuta bene. Il mio viso è segnato dal passare delle giornate... scorgo piccole rughe di espressione, con la paura che siano sempre più evidenti... Noto le occhiaie sotto gli occhi nonostante abbia riposato, gli occhi color nocciola, languidi, tristi, vuoti... Non dicono niente, sono “muti”, “immobili”, hanno smesso di brillare talmente da tanti giorni che neanche se lo ricordano come si fa.
Vedo le mie gambe... ancora troppo fragili, magre, stanche di camminare, di muoversi incessantemente...
Guardo le mie mani, fredde, gelate nonostante i guanti... li tolgo e vedo le unghie spezzate, la pelle infreddolita, le dita storte...
Porgo attenzione sui miei vestiti... I jeans sono troppo larghi, il cappotto è vecchio ormai, la borsa è bella ma non so' portarla come si deve...
Intravedo la mia espressione di infelicità, di delusione, di amarezza nel guardarmi...

Un sospiro....

La mia mente vorrebbe farmi piangere, vorrebbe farmi cadere una lacrima dal viso, mentre il cuore batte...
Eppure gli occhi non si muovono, non voglio piangere, voglio continuare ad indossare la maschera della dura, della ragazza forte, sicura di sé, intoccabile...
Quella maschera che vorrei avere cucita addosso, internamente...
Sì, vorrei tanto essere nata così, essere la cosidetta “donna con le palle”, quella ambiziosa, altezzosa, in carriera, vestita bene, con un carattere forte, desiderata, perfetta...
Tale costume è indosso, il resto del mondo non lo sa', forse si illude inizialmente che io sia davvero questa... o forse no, forse capisce fin da subito la mia sceneggiata e mi prende in giro, sta' al mio gioco perchè prova pietà per me...

Sguardi di uomini, commenti di alcuni (parole graziose oppure estremamente viscide), sguardi di donne verso il mio fisico, ciò che indosso, come mi sta'...
Mi sento al centro dell'attenzione, con le “luci” posate su di me, e mi imbarazzo...
Mi vergogno perchè ogni occhiata che mi arriva la sento come un giudizio nei miei confronti.
Una miriade di pensieri negativi nella mia testa... “Cosa c'è che non va in me?”... “Sono vestita male? Esagerata?” … “Ho il trucco sbavato? Troppo scuro?” …. “I capelli messi così fanno schifo?” … “Mi sta' cadendo qualcosa dalla borsa? … “Mi sanguina il naso?” … “Ho la cerniera aperta?” (…)

L'ombra del giudizio che mi insegue perennemente... il terrore di essere sempre inadeguata, sbagliata, sproporzionata, inidonea, scarsa.

Si può vivere così?
Camminare per strada con questo fantasma dietro, che non ti da' pace, ed è sempre più morboso, possessivo, feroce...
Provo a camminare a testa bassa, veloce, evitando gli sguardi... ma la mia mente gioca brutti scherzi, riesce a farmi convincere che intorno a me tutti mi stiano giudicando... “Ma dove corre questa?”, “Ma guarda dove va'” , “Ma che fa? Piange?” ….
E allora abbasso il passo, testa alta inespressiva... cerco di mischiarmi con la massa, di uniformarmi agli altri, di passare inosservata per la mia normalità...
Eppure le voci critiche non smettono di tartassarmi... Mi sento osservata... Sono sempre inadeguata...
Vorrei sparire, evitare di essere vista, nascondermi dagli occhi degli altri...
...”L'invisibilità”, quanto sarebbe bello.


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Piccolo aggiornamento alimentare:
Come avevo scritto precedentemente questa settimana è stato particolare e stancante a causa del dosaggio ormonale che ho dovuto fare. Tre mattinate intere in endocrinologia ginecologica a fare esami del sangue. Mi hanno tolto 28 flaconi la prima mattina, 16 mercoledì e 12 ieri, somministrando anche degli ormoni.
In questi tre giorni non ho fatto colazione, pranzato con una pastina al cioccolato di pasticceria (fame poca, ma voglia di cioccolata immensa, come se avessi il ciclo!) e la cena normale. Non ho seguito la dieta e ne ho un po' risentito, mi sono sentita grassa e gonfia all'addome.
Tant'è che stamani ho avuto la bella idea di pesarmi.
Ho varcato la soglia dei 50 kg, anzi 51. Panico totale e odio verso me stessa.
Mi sono subito buttata sulla cyclette in preda ad una crisi di nervi, iniziando a piangere... poi, per fortuna, ho riflettuto sugli effetti collaterali che potevano dare gli ormoni, tra i quali c'è,appunto, l'aumento temporaneo di peso.
Ho la speranza (assurda, illogica) di perdere questo kg in più nel giro di qualche giorno, e la voglia di impegnarmi in questo.
Sto' sbagliando completamente, lo so'. Eppure non riesco a pensare diversamente, non riesco a togliermi dalla testa quel numero e a rimanere ferma un attimo.

Ps. Ho cambiato grafica al blog dato che mi ero gia' stufata di quei colori... spero vi piaccia!


Un saluto a tutti voi che siete passati nel mio spazio, grazie!
Ilaria


sabato 21 febbraio 2015

Mi manchi.




Ilaria... ciao! Che fai? Tutto bene?”
Si...via! Sono al terreno di nonno!” un po' perplessa e stupita della telefonata, della domanda.
Ma G. quanto tempo è che non la senti?”
(imbarazzata e sempre più perlpessa) “Emh... è un po'... mi aveva chiamato giorni fa, ma non sono riuscita a rispondere, avevo riprovato una volta sola perchè non volevo disturbarla...prossima settimana sono impegnata con le visite, ma dopo vengo a trovarla, davvero!”
Senti... non ci giro più intorno... G. è morta

...Il cuore si ferma per un attimo, il respiro si fa sempre più affannoso, non mi esce una parola dalla bocca, soltanto un bisbiglio...
…cerco di capire se ho sentito bene...
Inizio a balbettare, parole stupide, di circostanza... mi scende una lacrima dagli occhi...
Guardo intorno a me. E' una splendida giornata, non c'è un soffio di vento, il sole è alto e luminoso,non c'è nessuna nuvola, il cielo è azzurro limpido...
Sembra che la natura non abbia sentito la notizia. Essa continua a mostrare le sue bellezze come se niente fosse, come se non fosse stata scalfita da tale orrore... Va avanti per la sua strada, indifferente, senza cuore...
In un istante comincio ad odiarla. Inizio a schifarmi del “suo” comportamento, del suo menefreghismo. Avrebbe dovuto piangere. Avrebbe dovuto annerirsi in un attimo il cielo, il vento avrebbe dovuto soffiare forte in balia della tempesta imminente, e, quei cavolo di uccellini avrebbero dovuto smettere di cinguettare beati.

E invece no. Tutto resta intatto dinanzi a me.

Eppure io sento un forte gelo al cuore, un dolore immenso alla testa, il cuore è affannato e le gambe tremano.
Torno a casa a piedi trattenendo le lacrime, evitando di dare spiegazioni a chi incontro, tuttavia dentro sono un esplosione di malinconia, di rabbia.
G. è una signora conosciuta durante il mio ricovero ospedaliero nel reparto di Medicina, poiché inizialmente fui portata lì a causa della forte anemia avuta come conseguenza alla mia restrizione alimentare.
La conobbi così, una serata di Agosto, infreddolita, con un lenzuolo sulle spalle e impaurita per ciò che mi sarebbe aspettato. O meglio, per ciò che non sapevo mi aspettasse.

Me lo ricordo bene quel giorno.
Entrai dalla porta assieme all'infermiera e una signora mi accolse contenta, a braccia aperte, ridendo e scherzando fin da subito, nonostante fosse lì, in un letto di ospedale, con una flebo attaccata.
Sono stati giorni davvero belli. Sembrerà un controsenso, ma mi divertii tanto.
Mi senti a casa, con una mamma molto più positiva, scherzosa della mia, con la quale potevo parlare di tutto.
Infatti Parlammo molto. Mi faceva sorridere anche quando le mie, le sue analisi non promettevano nulla di buono. Ridevo anche quando mi fu privato di mangiare per fare la gastroscopia, per 4 giorni di seguito, e ridevo persino dopo, quando mi ordinarono di mangiare primo e secondo, una tortura per me.
Lei era un vulcano di vitalità, di positività, di incoraggiamento in ogni momento. Un esempio costante per me, per il mio brutto carattere, un modello da seguire.

Mi aveva stregato completamente, tant'è che continuammo a sentirci pure dopo, quando io fui mandata via da lì, mentre lei ci rimase, in attesa di essere trasferita in un ospedale più grande, in un reparto ancor peggiore.
Ci è rimasta mesi... mesi di attesa per un trapianto, mesi in cui mi ha illuso che stesse “bene”.
Mi diceva che i valori non erano troppo negativi, che appena tutto tornava nel range adeguato ci sarebbe stato l'intervento.
Ci eravamo promesse che, finito tutto, saremmo andate al ristorante del suo matrimonio a mangiare “La fiorentina” , il nostro cibo preferito.

Io ci credevo.

Io ero convinta ce la facesse.
Io mi ero fatta convincere dalla sua botta di vitalità, dalla sua forza interiore, dalla sua voglia di ridere, anche se era sdraiata su un lettino, con le gambe estremamente gonfie e le braccia viola.
Io sono stata una stupida, una ingenua a crederci.
Lei mi ha sempre rassicurato, mi ha sempre detto di pensare a me stessa, di prendere un vestito nuovo, truccarmi, ricominciare a vivere davvero...

Eppure lo sapeva che non ce l'avrebbe fatta.......
Sapeva tutto e non mi ha detto niente per proteggermi, per non farmi piangere, per non farmi stare ancora male...

Perchè G.mi hai lasciato sola? Sola in questo inferno, in questo mondo che non mi appartiene, in questa vita che non riesco ad affrontare davvero perchè non ne ho il coraggio, non ho la tua stessa forza.
Come faccio adesso?

Ho tanto bisogno di te...
Mi manchi...

Vorrei stare lì a piangerti davanti alla tua foto per ore, tuttavia lo so' che non vorresti vedermi così, lo so' che mi diresti di sorridere anche di fronte a tutto il male...

Ed io ci provo G.
Ci provo perchè non voglio deluderti.
Voglio onorarti, voglio cercare di mettere in pratica ciò che tu mi hai insegnato inconsapevolmente...
Forse in questo modo tu vivrai un po' dentro di me, dentro i miei gesti, sotto ai miei sorrisi.

Spero che tu potrai essere fiera di me.



Ti saluto così, con una frase del tuo cantante preferito:

Ma la vita che mi aspetta non mi fa paura,
il domani che mi aspetta non mi fa paura...
c'è una forza che fa superare ogni barriera
così intensa e dura come una preghiera
è la vita che mi aspetta e non mi fa paura!
Renato Zero - “La vita che mi aspetta”



Ilaria





sabato 14 febbraio 2015

Scossa.


La parola di questa settimana appena passata è proprio questa: "scossa". Cercando nel vocabolario italiano possiamo leggere una molteplicitá di significati, a seconda che si tratti di qualcosa di fisico, fenomeno naturale oppure legato alla psiche. Faccio riferimento proprio a quest'ultimo ramo, trovando appunto tale definizione adatta: " scuotimento rapido e violento". Sì, essa rende proprio l' idea dello stravolgimento avvenuto in questi giorni nella mia testa. Sono state giornate particolari, strane e meravigliosamente diverse rispetto a quella monotonia in cui ero completamente immersa, da mesi, o anni aggiungerei. Una quotidianitá fatta da passeggiate con la mia cagnolina, cyclette, pensieri ossessivi verso il cibo, non vedere l' ora di muoversi, rare uscite, studio, ansia, rabbia manifestata verso i miei familiari, crisi di pianto, lavoretto al bar nel weekend. Una chiusura quasi totale verso tutto ciò che rappresentava sensazioni come quella di serenitá, divertimento, godimento, leggerezza, positivitá. Una visione del resto del mondo come qualcosa a cui non appartenevo, a cui non reputavo di essere destinata, ma, al contrario, la convinzione di essere condannata a soffrire. Premetto che tali sensazioni sono sempre presenti nel mio cervello, nel mio cuore, credo che non potranno mai andarsene via del tutto, ritengo che in fondo sia comunque legata ad esse, poichè, un minimo, mi rappresentano. Il mio carattere è sempre stato difficile, pessimista, solitario, riservato, cinico... Eppure un cambiamento c' è stato, lo ho sentito eccome. Un formicolio intorno alle ossa, ai muscoli, sulla pelle... non fastidioso, ma anzi, qualcosa di rilassante, di abbandono (momentaneo) alle rigiditá che mi hanno stretta sempre più forte. Si, una scossa vera e propria che mi ha completamente rinnovato, svegliato da quel brutto torpore in cui ero entrata da tempo. Non sò bene cosa sia successo. Non riesco nemmeno io a capire sostanzialmente cosa abbia realizzato la scossa, nè come essa abbia fatto a inserirsi dentro di me, in maniera così repentina e stravolgente. Sì, okay, ho festeggiato il mio compleanno a casa, con la mia famiglia, mangiando il tortino di frolla con la Nutella (che amo) senza sentirmi in colpa e pesante, godendomela nel vero senso del termine. Ho ricevuto un mazzo di fiori da mia mamma, mai successa una cosa simile, è riuscita a stupirmi, a lasciarmi a bocca aperta e a farmi sentire "amata". Mio fratello mi ha scritto una lettera, mi abbraccia come non facciamo mai, non si sente più tanto quell' "astio" fra di noi, legato alle nostre considerazioni: "lei è più brava ed intelligente di me" o, al contrario, "lui ha tutte le attenzioni e io no". Ho passato mattinate intere al centro dell' impiego, imparando a redigere adeguatamente il CV, ad affrontare un colloquio di lavoro, a consegnare i curriculum in giro...riuscendo inoltre alla fine a trovare un corso di formazione per barman finanziatomi completamente dalla provincia. Un corso di 114 ore, con stage, pratica e teoria per poter esercitare nei locali. È appena cominciato e mi affascina tanto. Ho infatti scoperto una nuova passione quella del settore alimentare, ristorazione, bar ecc.. Che non credevo mai di poter avere. (Confesso che ho fatto studi di tutt' altro genere, mi pare di aver buttato via anni preziosi e mi maledico di non averlo fatto prima. ) Quel poco lavoro che faccio nel bar mi ha dato entusiasmo, voglia di apprendere e di istruirmi in questo campo. Adoro correre da una parte all' altra, sporcarmi le mani, confezionare dolciumi, sudare, parlare con i clienti, costringendo il mio viso a sorridere anche quando non vorrei. Ho fatto la visita da tanto fissata, nel reparto di endocrinologia ginecologica, a causa della lunga amenorrea, non è risultato niente di anomalo, sebbene abbiano deciso di farmi fare il 24-25-26 di Febbraio una sorta di dosaggio ormonale. Per 5 o 6 ore dovrò fare prelievi del sangue ogni 15 minuti, vari test per capire la funzionalitá ormonale... Alla notizia non mi sono sicuramente rallegrata (odierò tanto starmene lì ferma su un lettino per ore, credo che restringerò...), ma diciamo che l' ho presa con la voglia di levarmi il prima possibile da tutti questi dottori, day hospital, infermieri, analisi, psicologi, psichiatri, nutrizionisti, tirocinanti che mi guardano come un fenomeno da baraccone. Sapete, mi sono parecchio rotta i coglioni di questa gente. Quindi ho voglia di togliermi dalla loro supervisione presto, voglio stare bene ed in pace, senza tutte queste figure professionali ogni settimana. In fondo non è accaduto niente di estremamente importante, di bello, di rivoluzionario. Non è nato nessuno, non mi sono fidanzata nè sposata, non ho trovato un lavoro vero, mio fratello non è guarito dalla sua patologia (sò che è impossibile che ciò avvenga, ma insomma non è che sono avvenuti miglioramenti all'istante), non sono divenuta miliardaria, ho sempre l' anoressia, non ho ricevuto qualsiasi tipo di miracolo.
Tuttavia io mi sento diversa.
Sento dentro di me una diversitá nel pormi verso la realtà, verso l' ambiente in cui vivo, verso il cibo, addirittura verso la mia famiglia. Non mi prendete per pazza (un pò lo sarò, è vero) da rinchiudere vi prego, ma è come se avessi visto una nuova strada, come se qualcuno o qualcosa avesse fatto luce in una direzione che, sapevo esistesse, ma che non pensavo avrei mai potuto vedere e sopratutto non avrei mai creduto di intraprendere con determinazione, senza troppa sfiducia e con volontá. Non lo so, non lo sò, non lo sò... Sò soltanto che mi sento meglio. Meglio con me stessa, con casa mia, con l'esterno, con la vita. È una illusione ciò che sto vivendo queste ore? Una apparenza destinata a sbiadire e dissolversi tra poco? È una mera fantasia della mia mente che gioca ancora, più forte, con me?
(... ho paura.)

Un caloroso abbraccio e un buon San Valentino a tutti, pure a quelli single come me!!!

Ilaria

lunedì 9 febbraio 2015

Sceneggiata del cafone.

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Sabato mattina mi è capitata una scena particolare, che mi ha lasciato un pò perplessa e strana, per cui ho deciso di raccontarvela.
Da novembre vado,nel fine settimana (purtroppo soltanto due giorni) a fare la barista, in un bar-pasticceria abbastanza vicino casa. 
Chiarisco subito che non sono esperta del settore, ho intrapreso questo impegno per cercare di riprendermi dalla malattia, avevo (e ho) bisogno di distrarmi, non chiudendomi in me stessa e nelle quattro mura casalinghe, diciamo che è una terapia per me. (Anzi, lo è completamente!) 
Stare a contatto con i clienti, chiacchierare, correre da una parte all' altra senza un attimo di respiro mi ha aiutato molto, tant' è che quei giorni lavorativi torno a casa con un sorriso esagerato, neanche mi riconosco.
Tutti i sabati mattina, in quella piazza dove è situato il locale, c è il mercato del paese... Perciò vi lascio immaginare il pienone di gente nel raggio di quelle 4-5 ore, sopratutto in questo periodo con il freddo e il tempaccio. Ovviamente passano di lì una moltitudine di persone, ce ne sono di ogni genere si voglia, dalla signora gentilissima, quella altezzosa, il mangione, l' eterno indeciso, il silenzioso, la pettegola, i casinisti, il frettoloso, il marpione, la puntigliosa e ovviamente, come far mancare, i cafoni! Il cafone è la tipologia D' eccellenza, sempre in cima alla classifica, immancabile, mai in via di esistizione, anzi, in via di moltiplicazione sempre più elevata.
La persona di cui vi voglio parlare fa parte proprio di tale categoria, direi un maestro di essa, cliente abituale del fine settimana, lavoratore in una delle bancherelle, uomo di mezza etá. 
Entra urlando per salutare con un bel "Bongiorno, dammi un pò codesto costí, riscaldamelo parecchio perché sennò un lo mangio, ghiaccio l'hanno a mangia quel' altri bischeri" (lo so', non si riconosce assolutamente il dialetto toscano.. Vero?!) 
Questo è routine, non lasciatevi stupire di ciò, figuriamoci. 
Ogni volta attentamente l' uomo mi scruta, facendomi una radiografia (che nemmeno in ospedale con le macchine di ultima generazione) dalla testa ai piedi. Vabbè, non è il primo, perciò faccio finta di niente. Giustamente la radiografia deve essere commentata... Ed ogni volta si finisce sempre lì: il mio fisico, la mia magrezza. Non vi stò a citare i soliti discorsi, del tipo: "ma mangi?" "Prendi 3 cornetti vai hai bisogno bimba!", " un insecchì più sei troppo magra" .... Questi ormai sono recepiti e accettati nella mia testa.  Dopotutto non è stato l' unico a farli.
Ieri l' altro diciamo che ha dato il meglio di sè, il massimo (massimo...? O forse al peggio non c è mai fine...!) della cafonaggine e superficialità secondo me. Lasciando stare i brutti discorsi contro i terroni, sostenendo che lui non li farebbe neanche entrare nei posti (i proprietari del bar sono entrambi del sud, idem l' altra barista, lo sa..  Uno Scherzo o una Provocazione alquanto banale e antipatica)
Ciò che mi ha colpito, lasciandomi di stucco, è stata una frase, che mi riguardava totalmente. 
Parlava delle donne, delle grasse e delle magre, un argomentazione terra terra, arrivando ad includere me, davanti a lui che stavo mettendo a posto le tazze, con il locale non affollato, ma con una dozzina 
di persone già servite. 

"Perchè c è chi sta sempre attenta a quello che mangia, quelle fissate che vogliono fare le modelle, tutte secche secche.. Vedi come te, oh eh sei anoressica!" 

Mi sarei voluta fotografare la faccia per rivedermela altre mille volte. Non ho idea di quale espressione abbia fatto, so soltanto che sono rimasta completamente bloccata per un attimo, il gelo addosso, la vergogna di fronte a tutti, lo stupore e assolutamente l' inaspettativita di questa affermazione. 
Si, lo so, è vero, sono anoressica. Cioè, ho l' anoressia. (Così è più giusta).
Pur non conoscendomi sostanzialmente ci ha "azzeccato", ha riconosciuto la mia magrezza patologica, non posso negarlo. 
Ovviamente però ci sono mille modi di dire le cose, contesti in cui dirli e contesti in cui no, inoltre prima di dire le cose dovremmo pensarci un attimo, attaccare la spina del cervello o comunque cercare di attivare quel minuscolo neurone isolato che vi è, chiedendosi: "dirò una cazzata, oppure no?" 
La cazzata è stata detta, o meglio, urlata con fierezza! 
Quei trenta secondi dopo mi sono sembrati un' eternità, un mix esplosivo di emozioni nel mio cervello, che andavano da una parte all' altra, senza un ordine logico. 
Le guance prendevano fuoco, rosse come un pomodoro dalla terribile vergogna. 
Mi sono vergognata come una ladra in frangente di reato ma che vuole negare l' evidenza. 
Il mio cuore ha iniziato a battere più forte, facendomi sentire il solito dolore al costato, gli altri basiti, muti che attendevano una mia reazione.
Apro bocca e ciò che mi esce è una semplice frase, falsa, per cercare di ridurre l' atmosfera di tensione e non vergognarmi un pò di più.
"No, io sono così di costituzione" ... Frase stupida, assolutamente scontata, bugiarda, fatta con il 
sorriso sulle labbra, cercando di essere convincente e assumendo la figura della dura, colei che non 
si scalfisce con niente e che prende tutto per scherzo. 
Capisco perfettamente che ciò che ho detto non sia la verità, che moralmente sia sbagliato, eppure non farei diversamente adesso se potessi tornare indietro. Non avrei potuto rispondere con rabbia, in maniera aggressiva... mi sono appellata alla filosofia del "il cliente ha sempre ragione"
Non avrei potuto nemmeno ammettere di avere l' anoressia poichè ciò avrebbe portato ad etichettarmi, a vedermi non per quello che riesco a fare ma per quello che sono agli occhi di un estraneo, a ritenermi debole, fragile, inadeguata per lavorare, una sorta di "pietà Altrui" (la chiamo io) che fa sì che chi è malato debba curarsi, poi, da sano, potrà fare ciò che vuole. (Il mio pensiero impostato così deriva da situazioni personali vissute)
Tuttavia, nonostante il non rimpiangere ciò che ho risposto, una frase che mi risuona nella testa  
Continuamente da sabato a questa parte è: "hai negato la malattia come facevi un tempo, non vuoi ammettere ciò che hai perché te ne vergogni troppo, sei una vigliacca, codarda". 

Forse si.. Forse sono talmente codarda che non riesco nemmeno ad incolparmi per la mia bugia, forse sono talmente vigliacca da non voler essere trattata da quella che sostanzialmente sono: una ragazza malata.

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Ps. Domani sará il mio compleanno. 
Odio pensare di avere un anno in più, poichè un ulteriore anno significano 365 giorni terminati, passati a sperare, ad aspettare, a soffrire... giorni persi. 
Un anno in più fa' tanto da ragazza matura, quasi donna, la quale dovrá costruirsi un futuro, dovrá imparare ad essere indipendente, ad essere forte, a trovarsi un ragazzo, un lavoro, a fare una famiglia.
...io a che punto sono di queste benedetta lista di desideri-ordini-speranze-richieste che gli altri mi 
domandano? Che la società mi "impone" per poter essere "normale"? Per poter essere "Felice" come vogliono farmi credere? 
Punto morto, totalmente. Niente di niente. Come un terreno incolto, lasciato lì in balia delle stagioni.
I fiori che sbocciano, l' erba che spunta durante la primavera nei terreni attorno. E ciò non fa altro che evidenziare la miseria, la arretratezza, la tristezza della mia terra. 
Il sole cocente dell' estate che lo ha reso ancor più "duro", pieno di crepe e assetato di acqua... 
La incessante pioggia autunnale che lo ha fatto divenire marcio, molle, fangoso, sporco.. 
La neve dell' inverno che ha nascosto il marrone della terra, creando un pò di illusioni, facendo sperare che sotto potesse nascere qualcosa. E invece niente, solo tanto freddo, brividi.

Un saluto a chiunque mi legga, grazie per la vostra presenza.

Ilaria

martedì 3 febbraio 2015

La solitudine.





"La solitudine è una pace inaccettabile. Una contenzione dei sentimenti per sembrare normali mentre si avverte il desiderio di esplodere, di esistere per qualcuno. E allora si può anche litigare, colpire e colpirsi, pur di non essere soli. Inutile per tutti. Inutile a se stesso." (Vittorino Andreoli)

Questa frase mi è rimasta costantemente in testa da quando ho letto il libro "Tra un' ora, la follia" di Vittorino Andreoli. Ricordo di averlo trovato per caso, in biblioteca un annetto fa e di essermi subito incuriosita dalle prime pagine. È un saggio che parla di esperienze, vissuti di persone apparentemente "normali" che non si ritrovano nella societá odierna, nella frenesia quotidiana, nei bombardamenti dei mass media, essi non si sentono all' altezza di tale mondo e, proprio per questo, sono "condannati alla solitudine". 

Io mi sento così. Mi sento così adesso, come in passato.

Vivo, o meglio sopravvivo, con questo senso di solitudine da anni ormai, tant'è che mi sono "affezionata" a tale "normalitá", da non poter più farne (quasi) a meno.
Non sò bene spiegare come la solitudine sia comparsa, nè per quale motivo essa si sia impadronita sempre più di me stessa... Della mia mente, del mio cuore, della mia anima.

Me la immagino però, la solitudine, come una donna dai lunghi capelli biondi scuri, vestita di bianco e azzurro chiaro, lieve che vaga tra i campi soleggiati alla ricerca di un' anima vuota, dispersa, triste.

...Sta camminando su un prato verde, pieno di margherite appena sbocciate, fresche...è una mattina tiepida, dove i raggi del sole illuminano l' erba e fanno risplendere il paesaggio intorno. La natura è lì... ferma... Immobile, nessun filo di vento, nessun rumore. 
Essa resta impassibile nella sua bellezza, nel suo assordante silenzio mentre quella donna mi cerca incessantemente. 
Mi ha trovata. 
Mi insegue a passo lento, come se non avesse furia di prendermi, come se sapesse giá che fossi destinata ad essere catturata.
Ho una paura terribile. Ho paura di quella sconosciuta dietro di me... 
Ma in un certo senso mi incuriosisce... È misteriosa, è apparentemente meravigliosa, sembra una brava donna che potrá prendersi cura di me...
Ecco che mi affido a lei dolcemente... Mi fermo, con il respiro affannato, il cuore debole, le gambe che vorrebbero correre in avanti, ma la mente le ha detto di no, ha detto di arrendersi.

Da quel giorno mi ha completamente assorbito.. Ho ceduto a lei, divenendo quasi un' altra persona. Adesso sono io che vago senza una meta precisa, definita, attorno a quei campi, non più verdi, non più colmi di fiori, ma ingialliti, a tratti bruciati, a tratti seccati... Le giornate non sono più splendide, ci sono soltanto nuvole di passaggio trasportate da un vento freddo, sempre più forte, che mi spinge verso di sè, verso l' eterna solitudine...


Io mi sento così... Condannata a rimanere qui, in questo stallo perenne, sola, con le forze sempre minori e con un mondo di fronte a me che non mi appartiene. Non mi sento, adesso, in quel mondo pieno di gente, di maschere, di divertimento.... solo il rumore, le chiacchiere mi danno tormento. L' abitudine del silenzio è sicurezza... L unico rumore é il pianto del mio animo. 


Ricordo di essere fuggita via proprio per questo: la falsità, le delusioni, le sofferenze, la tensione di quel mondo che mi ha costretto ad indossare maschere di acciaio, forti, brutali all' apparenza, indistruttibili... per evitare che tutta la fragilitá , tutte le lacrime trasparissero all' esterno, per sembrare all' altezza di tutto e di tutti.

Poi ho sentito il bisogno di scoprirmi, ma non potevo farlo in pubblico.
Troppa vergogna, troppa paura del giudizio altrui, troppa diversità rispetto a quel canone di normalità che era (ed è) insinuato tra la gente... Ed ecco che la solitudine mi ha permesso inizialmente di scoprirmi... Ha contributo a farmi apprendere alcuni lati di me, che mai avrei pensato di avere... Fino ad arrivare, purtroppo, ad isolarmi totalmente, uccidendo il mio spirito, uccidendo il mio corpo.

Ed oggi, come ieri (e come, a mio rammarico, sará domani) mi sento SOLA. 


Con questo post ho soltanto voluto esprimere il mio dolore, la mia solitudine personale, come io mi sono approcciata ad esso. Reputo la solitudine come una causa dei miei disturbi psicologici ulteriori (DCA) e non, come altri mi hanno riferito, una mera conseguenza di essi.

(Anche se, secondo me, sono correlati e si "alimentano" a vicenda. ... Che brutta parola "alimentano", un po un controsenso al DCA, ma rtengo dia effettivamente l' idea di un mix esplosivo che annienta chi ne soffre.) 

Ps. Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno commentato il mio primo post, che hanno iniziato a seguirmi, e tutti coloro che visitano questa pagina! Sono rimasta felicemente stupita del "calore" datomi... Grazie davvero.


Ilaria