...Sono una bambina capricciosa e sognatrice,
una ragazza complicata e lunatica,
una donna che sta' nascendo e si fa forza per affrontare il peso della vita.
lunedì 25 maggio 2015
Come sarebbe stato se...?
Si, so' già cosa vorreste rispondermi...
“Con i sé e con i ma non si va da nessuna parte, tanto meno si risolvono i problemi.”
Sarebbe meglio evitare tali pensieri... in fondo Ilaria lo sai bene, fin da piccolina ti è stato insegnato:
“Non pensare a cosa sarebbe stato se.. piuttosto agisci per cambiare le cose, per trovare una soluzione”. Te lo ripeteva sempre mamma.
Ancora oggi ti dice di non rinchiuderti in quegli immensi giri mentali e psicologici, di pigiare spesso il freno a quella macchina impazzita, chiamata “mente”...
Eppure tu, testarda, ostinata, determinata – oppure semplicemente stupida, sorda e disinteressata ai consigli – continui a percorrere le strade a velocità folle, rischiando continuamente di battere la testa, di raggiungere un luogo non desiderato e quindi, di rimanere delusa.
In particolare ti butti - troppo spesso – da quella discesa, con un pensiero fisso in testa:
“Come sarebbe stato se... mio fratello non fosse nato?”
Ti getti a capofitto, come se rispondere a questa domanda ti regalasse certezze, ti potesse cambiare la vita, o addirittura te stessa.
E ogni volta le stesse risposte.
- Sarebbe stato decisamente migliore.
Saresti stata figlia unica, coccolata come era all'inizio e non emarginata ed isolata com'è accaduto dopo.
Mamma e babbo sarebbero stati sereni, con molte meno rughe e stanchezza addosso. Avrebbero combattuto minori battaglie, si sarebbe goduti di più la vita e tu, lo stesso.
Sareste potuti essere quella famiglia quasi perfetta, da Mulino Bianco.
Avreste fatto vacanze insieme, ti saresti finalmente sentita desiderata, amata, avresti avuto un atteggiamento diverso con la vita.
Non avresti avuto la paura del futuro. Non quella di dover badare a tuo fratello, di dover lottare per lui, al posto dei tuoi genitori. Di accudirlo, di buttare giù ogni amaro boccone.
Avresti passato più tempo con mamma e probabilmente vi sareste manifestate meglio l'Amore che provate l'una per l'altra. Avreste litigato meno e vi sareste abbracciate più spesso.
Forse saresti stata anche meno fragile, più sicura di te stessa, meno paurosa.
Forse non ti saresti ammalata.
Forse avresti un fidanzato,delle amiche con cui uscire, divertiti, goderti la vita, senza paranoie.
Forse saresti andata in Australia, mamma avrebbe mantenuto quella promessa, fatta quando eri bambina. Quella promessa di cui non ti sei mai dimenticata.
Tuo babbo sarebbe stato più presente, non fisicamente, mentalmente. Non avrebbe avuto quello sguardo perso, stanco, basso di colui che è stremato, di fronte ad una battaglia quasi terminata.
Ti avrebbe ascoltato di più, senza lasciarsi sprofondare dal suo dolore.
Ad un tratto pigi il freno della macchina, come se l'effetto narcotizzante della mente fosse finito. Come se la lucidità avesse ripreso le redini, il volante. La frenata ti impedisce – ancora una volta – di sbatterti contro un muro di cemento, alto, grigio, dove al di là di esso... non c'è niente. Cambi completamente visione delle cose.
“Come sarebbe stato se... tuo fratello non fosse nato?”
- Non lo so'. Poteva essere migliore, oppure peggiore.
Qualcuno di voi avrebbe potuto non esserci più, volato via da chissà quale malattia o incidente. Mamma o babbo avrebbero potuto essere malati e tu, avresti dovuto accudirli.
Tu avresti potuto essere diversa. Ancora più debole di adesso, senza una gamba, un braccio, con un tumore. Non avresti potuto più sentire la tua amata musica, guardare un tramonto.
Oppure avresti avuto l'anoressia, anche senza tuo fratello. Forse ti avrebbe stretto a sé comunque e tu l'avresti ascoltata lo stesso.
Saresti stata sola indipendentemente, perchè magari la tua sofferenza sarebbe stata presente allo stesso modo di adesso. Insita nel tuo carattere, distaccata dai problemi familiari.
Forse non avresti avuto più una casa per dormire, dei soldi per comprarti molte cose, una consapevolezza e una maturità più elevata rispetto ai tuoi coetanei.
Forse avresti comunque guardato gli altri, desiderando ardentemente la loro bella vita.
Ma lo sai che questo non è il modo. Che non si trova la soluzione ai problemi facendosi altre domande.
Scusate la mia assenza da blogger in questa ultima settimana.
Ho avuto impegni lavorativi, colloqui... adesso sono in attesa. Incrocio le dita! (Anche se ammetto che ci vorrebbe un miracolo)
Spero di riuscire a passare da tutti voi, intanto vi ringrazio per la vostra visita qua.
Ah, dimenticavo. Ho cambiato il font del blog dato che alcuni me lo avevano suggerito.
Mi piaceva molto, però effettivamente non si leggeva troppo bene!
Un abbraccio a tutti, Ilaria.
lunedì 11 maggio 2015
"Benvenuti nel vuoto. Qui non c'è niente"
"Ciao.. Come stai?"
"Si dai, abbastanza bene"
"Sii.. Si vede che stai
meglio"
Ecco, non posso negarlo, si vede
che sto meglio. È vero.
Sto meglio esteriormente,per cui sarei
bugiarda o avrei una dismorfofobia se lo negassi.
Sto meglio interiormente, il mio viso è
più disteso, più sereno, dormo bene, vivo con minor rigidità ed un
pizzico in più di serenità.
Eppure il senso di vuoto è sempre
qui che mi tormenta.
Si fa sentire spesso nell'arco della
giornata... Per un poco passa, spazzato via da un sorriso, da
una risata, da una battuta...
Poi ritorna.
E va subito ad evidenziare cosa
non c è. Cosa manca. Cosa dovrebbe esserci. Cosa vorrei che ci
fosse.
Ritorna di colpo a fronte di un
rimprovero, di un urlo, di un pianto, di una litigata,
oppure subito dopo un commento, uno scherzo poco carino.
E non torna da solo, si porta dietro
l'intero carro... pieno di sensazioni negative.
Ormai lo conosco bene quel vuoto.
E lui conosce me.
Siamo in una convivenza non
vantaggiosa, almeno per me.
Io ospito lui, non ottenendo niente in
cambio.
Non ha nessun pregio, nessun
vantaggio... Tuttavia lo accudisco sempre.
...Perché lo faccio, direte voi?
Ho una pluralità di ipotesi. (Nessuna
certezza.)
Alcuni giorni penso che sia soltanto
una banale questione di abitudine.
Sono abituata ad osservare le assenze,
per cui che è inevitabile si ripresenti costantemente.
Spesso sono addirittura gli altri a
farmelo notare, a sottolineare cosa mi manca e io, a mò di pecora
che segue il gregge, ascolto il parere altrui, facendo partire
in quinta l'autocritica, l'autocommiserazione e la bassa autostima.
In sostanza quindi basterebbe
convincersi dell'opposto, convincersi di aver tutto a disposizione,
di guardare solo il lato pieno del bicchiere , girando
le spalle di fronte ai commenti e ai sogni non realizzati.
Altri giorni
invece penso effettivamente di esserci destinata.
Cioè... Sono dell'idea che pur se
avessi tutto, qualsiasi cosa, qualsiasi persona attorno a me, non
sarei contenta.
Mai in pace. Mai piena. Mai serena.
Come se fossi nata per soffrire,
per alimentare i dubbi, le angosce, i sensi di colpa.
In fondo dai, la terra è piena di
miliardi di persone, tutte diverse. Mica potranno essere tutte
positive e felici... sennò sai che noia vedere sempre
sorrisi e risate?
C è bisogno pure di chi è pieno di
tristezza e di disagio addosso...
Ovviamente questa ipotesi non deve
servire da giustificazione, da scusa per mollar ogni forma di lotta
personale e quotidiana.
Dico semplicemente che, pur combattendo
giornalmente, pur ottenendo addirittura vittorie, sarò
sempre incompleta, infelice, una sorta di caratteristica
intrinseca, un gene del mio DNA che non è possibile estirpare.
Perciò la soluzione sarebbe quella
di accettare il vuoto, facendomi comunque una vita, al meglio
delle possibilità, pur sapendo che l'incompletezza regnerà
dentro il mio corpo.
Altre volte ancora penso che il
vuoto interiore sia soltanto un'illusione.
Avete presente la pubblicità? Quelle
pubblicità che ti invogliano a comprare un ennesimo
elettrodomestico, ad assaggiare un nuovo gelato, ad acquistare un
profumo?
Esse sono fatte appositamente
per indurre al pubblico un'esigenza, facendo percepire
quel bisogno come primario, quando in realtà è pura
superficialità.
Potresti vivere bene senza. Eppure ti
convinci che vivresti meglio con.
"Con quello avrò più tempo, farò
più veloce, sarò più bella......"
E con il vuoto è la stessa cosa.
Il materialismo, la concretezza,
l'esteriorità creano bisogni che, se non soddisfatti generano a loro
volta mancanze. Arrivando a ritenere che se non hai quel qualcuno o
quel qualcosa come gli altri, vali meno, sei in difetto.
"Tutte hanno il ragazzo e io no?"
Ok, mi manca.
"Loro hanno avuto genitori sempre
presenti e io no?" Ok, mi manca.
"Lei ha un amico fedele e sempre
accanto... E io no?" Ok, mi manca.
"Loro hanno un fratello normale...
E io no? Ok, mi manca.
Parli con gli altri, ti rapporti con
loro e ti rendi conto di essere molti scalini più in basso,
meno fortunata, più sola...e automaticamente senti la necessità di
avere tutto ciò che gli altri hanno.
Necessità che divengono mancanze se
non riescono ad essere colmate in poco tempo.
Mancanze che si trasformano
in voragini sempre più profonde con gli anni.
Fino a divenire fissazioni,
sull'onda del patologico.
E qui la soluzione dove starebbe?
Tenere sempre presente, ogni minuto
della vita, che tali mancanze sono solo apparenti, che ognuno
avrà sempre qualcosa che noi non avremo e che, viceversa, noi avremo
sempre qualcosa che gli altri non avranno. (scusate il giro di
parole)
Tre "spiegazioni" al mio
vuoto interiore apparentemente differenti, ma, forse, molto simili e
connesse fra loro...
Alla fine con questo post non sono
giunta a nessuna conclusione, nessuna soluzione, niente di
niente. Spero però di avervi fatto un po' comprendere le mie
mancanze, da cosa esse siano composte e che, magari, pure voi le
abbiate provate e siate riusciti a colmarle.
Grazie per leggermi.
Un bacio a tutti!
Ilaria
Ps. Ho cambiato nuovamente grafica al
mio blog, ho il difetto di annoiarmi subito e la voglia di cambiare
costantemente... Mi auguro vi piaccia! Ho inserito piccoli
suggerimenti/messaggi pure per voi! :)
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