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...Sono una bambina capricciosa e sognatrice,
una ragazza complicata e lunatica,
una donna che sta' nascendo e si fa forza per affrontare il peso della vita.


lunedì 31 agosto 2015

Ho voglia di...

Scrivo perchè è da molto che non lo faccio, da un po' che ne ho bisogno, cerco disperatamente le parole giuste, l'ispirazione adatta. Forse non c'è un momento perfetto, forse il momento perfetto per scrivere è semplicemente quello in cui ti assale la voglia di farlo.

In questi venticinque giorni ho avuto un umore assai altalenante. Tentennavo tra l'essere malinconica e annoiata, all'essere tranquilla, fino alle ore di rabbia acuta e nervosismo alle stelle.
Ci sono stati giorni immersi nel pianto, dove le lacrime mi rigavano il viso fino a metà pomeriggio. Poi mi preparavo per recarmi al lavoro, una bella doccia calda nonostante l'afa fuori, un poco di blush per nascondere il viso bianco fantasma, un sorriso un po' costretto ed ero pronta, come se non fosse accaduto niente, come se il dolore del mattino fosse scomparso.

Sono stati giorni strani e di riflessione.
Ho affrontato la paura di rimanere sola a casa (con la mia cagnolina) per 8 giorni, senza la mia famiglia, senza un amico a cui appoggiarsi. Sapevo sarebbero stati tosti, ma pensavo peggio.
Credevo che l'ansia e la solitudine mi avrebbero ucciso, facendomi delirare per chissà quanto.
E invece nel mio girovagare per casa a fare faccende, un po' di cyclette, di passeggiate, di creatività (e il lavoro, ovviamente) direi che l'ho affrontata bene.
Mi sono sentita meno fragile, più forte del tempo addietro.
E questa forza la tengo stretta ancora adesso, è tanto preziosa e bella che non posso lasciarmela scappare.

Ho riflettuto tanto sul tema dell'alimentazione, sui miei comportamenti, sulle ossessioni aimè ancora presenti nella mia testolina, sul peso reale che mi ritrovo, sulla immagine che ho e che credo di avere, sui progressi evidenti (e non) che ci sono stati, sulla mia consapevolezza di tutto ciò.
Questo periodo ho avuto una relazione particolare con il cibo, sopratutto gli orari molto sballati a causa del lavoro.
Mi ritrovavo a cenare dalle 23 in poi, a volte pure a mezzanotte e mezza. Magari con un piatto di pasta, l'apice dell'odio e delle calorie, secondo me. Mi sono ritrovata a mangiare un po' di pane e verdure a pranzo per molti giorni per la paura di ingrassare...
Ho “sgarrato” il mio programma alimentare spesso, non che abbia introdotto centinaia di calorie in più, ho semplicemente mangiato meno sano e male.
Non nego che il mio stomaco ne ha risentito, tra bruciori, gonfiori e problemi intestinali frequenti, ma non ho mai ristretto come prima, mai sono riuscita a farlo, nemmeno a volerlo. Pochi sensi di colpa.
E questo lo trovo positivo.
Adesso devo solo impegnarmi – ma sono sicura che riesco– a riprendere il mio programma nutrizionale giusto, le mie 2000 kcal sane, proporzionate, in orari normali e abbinate all'attività fisica.
Ho sempre la necessità di muovermi, è vero. Ma si è affievolita decisamente con il passare del tempo.
Quando vado in palestra sento la forza nelle braccia, nelle gambe che prima non avevo.
Ho potenza che altri accanto a me non hanno, e ne vado fiera.
Mentre faccio qualche peso guardo la mia immagine riflessa allo specchio e vedo banalmente una ragazza sudata, con poco muscolo, ma con gli occhi soddisfatti. Non focalizzo sulla carne, sulle ossa che non sporgono più. Provo a non guardarmi la pancia, le cosce, provo a vederle oggettivamente, a non ingigantirle.
Sento che qualcosa sta' cambiando, non so' come, non so' quando né perchè, ma lo sento.
E' energia buona quella che assaporo...




Ho terminato ufficialmente il lavoro ieri sera.
Adesso sono “libera”, posso godermi qualche serata di nulla facenza, vedere le lucciole fuori, fare una passeggiatina in centro, fare un aperitivo, guardare il tramonto sul mare, farmi un giro nel bosco nel tardo pomeriggio.
E' vero, ho concluso senza una prospettiva futura, non c'è un nuovo contratto imminente, un'assunzione, un impegno. Però ho lavorato duramente e sento la necessità di riposarmi, senza preoccuparmi troppo di ciò che sarà tra due/tre settimane.
A dir la verità un'offerta lavorativa mi era stata proposta, ma orari spezzati e distanza mi fanno perdere molto tempo e offrono poco guadagno. E sopratutto non avrei avuto possibilità di riposarmi adesso, impossibile da reggere.


Dato che è stato un periodo di acuta riflessione, vi racconto la più importante.
Ho rimuginato tanto su una domanda che mi si era infilata nel cervello mentre guardavo una sciocca pubblicità su youtube.

Qual è il tuo obiettivo?” 

Una richiesta che mi ha messo in crisi per giorni, alla ricerca della fantomatica e giusta risposta.
A primo impatto me ne è venuta una, la più scontata che ci potesse essere: “ Trovare un lavoro”.
Sono bastati pochi minuti per togliermela dalla testa, arrivare alla risposta più penosa e malata: “Dimagrire”.
A quel punto – vergognata di me stessa - ho deciso di lasciarmi del tempo per pensare, cercando di scavare a fondo, forse così avrei potuto ottenere qualcosa di più soddisfacente.

...“Cosa voglio davvero?”...

Alla fine quello che ne è venuto fuori non è stato niente di grandioso, di eroico o di estremo, piuttosto qualcosa di banale e scontato, forse.
Scontato sicuramente per gli altri, ma non per me.
Non per me e l'odio che mi logorava.

Ho risposto così: “Stare bene”.

Ho voglia di stare bene.
Dentro e fuori.
Di sentirmi libera da tutte le catene mentali di questi anni, di assaporarmi le piccole cose ritenendole grandi conquiste, di camminare per strada a testa alta senza vergogna.
Di sentirmi bella con un abito addosso, di uscire fino a tardi, di abbracciare mia mamma senza timore, di mangiare qualcosa senza sentirmi in colpa, di parlare con un ragazzo senza sentirmi brutta e goffa, di godermi una giornata di relax, di lasciarmi andare...

Ho tanta voglia di semplicità, quella che mi ero negata, che credevo non contasse, ma che adesso desidero più di ogni accessorio, di ogni banconota, di ogni regalo.
Il mio bisogno di star bene mi fa osservare il mondo da una prospettiva diversa,o meglio dire, mi fa guardare tutto in grande, una sorta di panoramica a 360 gradi, evitando di farmi focalizzare soltanto su alcuni aspetti, sulle negatività e le paure.
Perciò ho deciso di rinnovare questo mio piccolo spazio virtuale. Non cancellarlo, ma di usarlo in maniera diversa.
Parlerò sempre di me, delle insicurezze, della mia vita, senza però ricorrere troppo nel solito tema. (salvo poi ricaderci clamorosamente!)
Ho voglia di nuovi contatti, di nuove persone che mi distraggono da quei pensieri ormai noiosi, monotoni e deleteri.

Commenterò ancora tutte voi, (sperando di non risultare, come accaduto settimane fa, superficiale, cattiva, sciocca perchè non è mai stato nelle mie intenzioni e mai lo sarà.) cercando di dare suggerimenti e di trovare al contrario consigli per me stessa. In fondo non sono fuori da questo mondo.

Ma ho pure voglia di evadere, di ampliare i miei pensieri, di leggere qualcosa di nuovo e, magari, di più positivo.


Un abbraccio a voi,

Ilaria.








mercoledì 5 agosto 2015

"Polemica"

Ne parlo oggi e probabilmente sarà la prima e l'ultima volta in cui lo faccio.

Ho sempre - volutamente - parlato dei DCA (disturbi comportamento alimentare per chi non lo sapesse) nell'ambito fondamentale per me, quello interiore. Quello composto da una miriade di sensazioni negative, il nervosismo, l'ansia, la solitudine, la tristezza, l'apatia, la noia, i sensi di colpa, la leggerezza e le illusioni.
Ho sempre osservato l'anoressia (sugli altri disturbi possono dire relativamente poco, se non quello che leggo non avendoli mai vissuti, preciso inoltre che ho conosciuto “soltanto” l'anoressia nervosa restrittiva) come una problematica esistenziale.
Amo infatti definirla con un'espressione un po' forte: “Cancro dell'anima”.
Ad alcuni tale frase pare troppo forte e irrispettosa verso altri tipi di malattie, ma non si vuol paragonare nessuna patologia ad altre, credo piuttosto che si vada ad evidenziare bene il concetto di sofferenza interiore, ad di là di un corpo fortemente magro o troppo grasso a cui ci si trova davanti.

Trovo altamente superficiale, sbagliato, bigotto parlare dei DCA soltanto attraverso foto, peso e taglie. E' l'atteggiamento tipico della società odierna, quella per la quale se sei anoressica è perchè volevi somigliare alle modelle taglia 36/38.

Eppure, dopotutto questo discorso, voglio comunque soffermarmi un po' sull'estetica, sul peso, sui kg.
Entriamo nell'argomento più "stupido", forse, della malattia, quello per cui me ne vergogno.
Perchè sì, mi vergogno di contare le calorie che ingurgito, di mangiare normalmente e non vedere l'ora di bruciarle. Come mi vergogno di pesarmi tutte le mattine, dopo un gelato, dopo l'attività fisica, di guardare l'etichetta dei prodotti confezionati, di sfregarmi la pancia e le cosce in preda al panico dopo aver visto un numero più alto sulla (dannata) bilancia.
Provo vergogna quando guardo una ragazza parecchio in carne passarmi accanto e provare paura di diventare come lei.
Lo trovo terribilmente sciocco, immaturo, banale, insensato, schifoso.
Eppure lo faccio. Quotidianamente.

E mi sento ancor più stupida se penso di essere caduta (e intrappolata) in questa rete infernale, troppo intrecciata da non riuscire a slegarla.
Guardandomi allo specchio provo sensazioni differenti, a seconda del momento.
Quella del disgusto a seguito di una cena abbondante, o quella estrema, di completa pietà, mentre guardo le ossa non sporgere più come prima e me ne rattristo.
Mi domando per quale motivo sento l'esigenza di essere magra, di avere la pancia piatta, le gambe snelle e le ossa che spuntano.
Che sia solo il frutto di una immensa insicurezza e scarsissima autostima per me stessa? La ricerca di una accettazione? Non credo.
A dir la verità spero ci sia molto di più.

Poi faccio la cyclette, vado in palestra, cammino, studio/lavoro, sbrigo faccende.
A volte tutto in una sola giornata, pensate che “fenomeno”. (ovviamente sono ironica nella tragedia)
Prima facevo tutto campando quasi ad aria. 
Minestra (senza pasta), anguria, verdure e uno yogurt la mattina. 
In alcuni casi mi concedevo una fetta di pane.
Adesso mangio, circa 2000 calorie al giorno, seguo spesso la dieta, ma mi muovo comunque come una atleta olimpionica.
Mangio per bruciare, non per gustarmi i cibi, non per stare allegramente con la gente, non per stare in salute. Mangio perchè tanto poi mi muoverò.

Che esistenza misera, vero? …

E mentre faccio la cyclette, in questo caldo pomeriggio del 5 Agosto 2015, mi ritrovo davanti le ennesime foto postate sui social network di magre. “Magre da far paura”, come molti esclamano.
Fashion blogger famose, non faccio nomi, ma tutti voi (o quasi!) le riconosceranno in foto.
Mi capitano sott'occhio pure i migliaia di commenti del popolo della rete, sempre più paragonabile ad un branco di pecore incattivite o con i prosciutti sugli occhi.
Leggo le decine di offese alternate alle altrettante lodi verso tali ragazze...
Frasi forti, maleducate e superficiali, del tipo: “Mangiati un panino”, “Bella... anoressica, “Fai paura, fai senso!”, “Vatti a curare”, “Sei una malata..”, magicamente intervallate da elogi tipici delle divinità: “Sei meravigliosa”, “Hai un fisico da urlo”, “Stai proprio bene, vorrei essere come te”.
, “Sei un esempio da seguire”, “Sei perfetta”.

E mi chiedo come possa succedere tutto questo.

Mi chiedo come possano esserci persone talmente cieche da non vedere che quello non è un modello da seguire. Che quello non è da imitare, tanto meno da considerare perfetto.
E non sono solo dodicenni incallite a crederlo, ma persone adulte, donne e uomini.
Mi chiedo anche come possano esserci persone tanto maleducate da pubblicare centinaia di offese, brutte espressioni gratuitamente, senza conoscere il soggetto in questione.
Tutti a scagliare la pietra contro “la peccatrice”, contro chi può (può perchè chi può dirlo con certezza? Io no sicuramente.) avere il peccato di essere malata e di non rendersene conto, tutti bravi, perfetti, sani... beati loro.


Mi domando come si possa arrivare a sponsorizzare certe tipologie di fisico (non solo magre, anche quelle taglie forti, troppo forti se ci atteniamo al normopeso), a fare business su questo e a non rendersi conto di sbagliare, di mandare messaggi completamente errati, di fare finta di niente, pensando solo al lucro, alla popolarità e condivisione che ne escono fuori.

E non è questione di “farsi condizionare” (c'è chi è tranquillo con sé stesso e se ne frega di avere una taglia 38, ok), è proprio questione di vivere all'interno di una società malata



Una società che ti opprime con i suoi modelli di perfezione da seguire fin dalla nascita, e lo fa ovunque, tv, internet, cartelloni pubblicitari.
Quella perfezione fisica che ti uccide ogni giorno di più, omologandoti e facendoti credere che se sei bella/o puoi fare tutto. Che ti meriti tutto, che avrai gli occhi puntati addosso, troverai l'uomo/la donna della tua vita, avrete figli, sarete la famiglia del mulino bianco e sarai sempre felice, a giro per il mondo, con il perizoma sulle spiagge dei Caraibi, a far serata a Ibiza e con il trucco impeccabile anche mentre dormi.

Più guardo queste ragazze e più ho la tristezza addosso.
La tristezza per ciò che stanno diventando, con o senza un DCA.
(a guardarle bene, se le foto non sono modificate, effettivamente mi ci rivedo... rivedo la me stessa durante il sottopeso grave di un anno fa, quella dei 43 kg per 173 cm, con le gambe a “stecchino”, la faccia ristretta e le ossa in fuori. Ovviamente non avevo le tette rifatte, quelle erano quasi scomparse, ma questi son dettagli)

Troppe persone schiave di un sistema illusorio, falso e meschino a cui è sempre più difficile scappare o rimanere indifferenti.


Accetto ogni vostra critica alla mia polemica, non volevo offendere nessuno, tanto meno chi è affetto da DCA. 

Ciao a tutti,
Ilaria.